ART UNITES THE PEOPLES OF THE EARTH

ALGOL - INFERNO

WILLIAM BOUGUEREAU

Dante and Virgile

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La storia racconta della nascita dell'essere umano

vista direttamente dai suoi principali protagonisti:

 Dio e l'uomo.

Alcuni paragrafi sono estratti dalla Bibbia

 e servono come spunto di partenza.

Ogni "Ricordo" introduce un nuovo quadro

con personaggi

 e situazioni completamente differenti.

Le parole colorate di rosso

sono da leggere in sequenza.

Inferno è stato scritto

 volutamente con uno stile ermetico.

.......

 

 

Come in un gioco le parole scorrono veloci nel libro della Genesi. Disteso sul letto leggo la storia dell'uomo e del suo Dio. Fra una pagina e l'altra le mie palpebre si fanno pesanti; il sogno può iniziare...

 

Concepire la vita donando il seme alla ricerca di se stessi; vederne il volto senza per questo morirne.

 

Ricordo... L'uomo fu creato a mia immagine e somiglianza e per leggenda decisi che fosse frammento di terra e che la terra fosse sabbia in lui.

 

Ricordo... Il cielo si fece cupo, la crosta terrestre violentata dal fuoco saliva e scendeva trasformando l'orizzonte nella vetta del mondo. L'atmosfera traboccante di elettricità si tingeva scrivendo fra le pagine tutta la verità. Sorvolavo l'immenso fiammifero di terra nell'incompleto universo cercando la differenza del bene sul male.

 

L'evoluzione proseguiva... Il seme della vita nato da un mio respiro maturava replicandosi all'infinito.

 

Ogni istante l'albero della vita saliva in una caotica instabilità, il mare cantava melodie fiabesche accarezzando un poco le rocce, il vento saltava da un'onda all'altra felice di respirare.

 

"L'abisso immenso era cupo; nelle sue ombre il sangue scorreva."

 

Volare silente nel cielo tra un respiro e l'altro, per non disturbare l'alba appena sorta da un sole timoroso di scoprire la verità. Volare sempre più in alto per sfiorare le stelle con le mani fino alla vetta della verità, fino alla fine delle falsità.

Essere vivo; il primo organismo che sa volare, una creatura della terra.

 

Ricordo... Avevo creato un mondo nuovo soffiando polvere sulla carne, avevo giocato con l'inferno per incendiarne la vita. Nuotavo con un delfino nel mare in burrasca e con un solo sguardo capivo e piangevo, piangevo solitario.

 

Il giorno era giunto, la leggenda doveva continuare e nel gran libro si scrisse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; e presieda ai pesci del mare ed ai volatili del cielo ed alle bestie di tutta la terra, e ad ogni rettile che in terra si muove. E creò Iddio l'uomo ad immagine sua; ad immagine di Dio creò; maschi e femmina li creò..."(antico testamento).

 

Ricordo... Sommai uno spicchio del sapere nel dolore creando la fine e l'inizio di ogni cosa. La creai a mia immagine e somiglianza, nel riflesso di un Dio perché in terra scintillasse il miracolo più grande.

 

Contemplando la mia bravura, mi resi contento dell'opera appena compiuta: la leggenda era nata. Era stato creato come sarà scritto, per porre nella memoria dell'uomo la verità di un libro su un Dio che creò la vita.

 

Ricordo... Il tempo passa veloce: sento, vedo, urlo. Ecco l'uomo: di Dio è l'immagine riflessa, inchinatevi alla sua presenza perché è forte il suo potere.

 

"Io sono l'uomo; il supremo"

 

Ricordo... Il mare ricoperto da macchie nere galleggianti non canta più, onde soffocate dalla schiuma colpiscono con violenza le rocce, la vita salta da un punto all'altro senza trovare l'ossigeno per respirare.

 

"Volare nel cielo tra un respiro e l'altro senza far rumore, per non disturbare l'alba appena velata da un sole cupo."

 

Consapevole della verità volare in alto fino a toccare le stelle con le mani, fino alla coscienza di se stessi. Essere vivo; volare nel cielo grigio per capire che la vita sta finendo per poi morire, morire come ogni creatura vivente.

 

Ricordo... Ecco la verità di fronte a me impugnare dell'acciaio temperato, all'interno nera polvere, nel cuore il Diavolo che la morde. Guarda straniero guarda la mia pelle riflettere nella croce la tua condanna a morte. Canta le tue ballate nell'ultimo respiro, perché un Dio bianco ha deciso della tua sorte.

 

Ricordo... Una costruzione bianca, anonima, in una terra lontana. Un mondo povero dove il figlio del Dio lotta per vivere.

Al suo interno batte un cuore forte, potente, capace di produrre energia senza costare molto, in grado di generare la vita rubandola alle stelle.

 

 

La verità è ora pronta ad urlare nel cielo la sua prepotenza: il rosso colore del suo reattore nucleare ora splende di riflessi incandescenti negli occhi di ogni bambino, che da quel giorno, comprese perché non avrebbe mai più rivisto la vita ma solo l'inferno.

 

Ricordo... La vegetazione impenetrabile, alta, l'odore acre del sudore porta l'eletto di Dio in posti mai visti.

 

Il vento caldo soffia... La vita ti porge il suo saluto negli occhi a mandorla di un essere come te.

 

Il vento caldo soffia...Avanti, sempre più avanti, camminando per scoprire il destino.

Ricordi te stesso? Ricordi la tua donna?

 

La foto è logora, l'immagine rovinata, non per il troppo uso solo dimenticata: all'inferno non c'è tempo di pensare.

 

Il vento caldo soffia...Eccolo! E' lui! Il nemico! Ammazza! Ammazza! Tuoni e fulmini multicolori sfrecciano in ogni direzione rincorrendosi ciecamente nel gioco della vita e della morte. Corri regalando ferro e fuoco, lì dove l'occhio può arrivare.

 

Il cervello schizza la mano trema.

 

Il vento caldo soffia...Corri! La vita dura pochi istanti e la morte ancora meno.

 

Il vento caldo urla nella tempesta.

 

Alto nel cielo di fuoco l'uccello d'acciaio romba. Nella sua forma alata s'intravede un drago potente e distruttivo, dal nulla

è arrivato e all'ombra del sole sparirà.

 

Dall'interno del suo ventre piovono uova impastate di morte, un solo istante e il vento caldo seminerà il verbo di Dio.

Lunga è la traccia di fuoco, acre è l'odore, nulla fugge.

 

Il fumo si dirada, l'inferno non lascia spazio alla vita. Alzo lo sguardo, qualcosa si muove avvicinandosi correndo, la scorgo, è nuda, piange urlando di dolore.

 

La pelle cotta dal napalm si stacca cadendo a terra, i suoi occhi incontrano i miei.

 

"Io sono l'uomo sono figli di un Dio supremo, e presiedo ai pesci del mare ed ai volatili del cielo e alle bestie di tutta la terra, e ad ogni rettile che in terra si muove... (antico testamento)."

 

Ora non ricordo più, il pensiero si e fermato il sogno è finito. Lacrime di sofferenza colmano la mia ignoranza; osservo l'alba sfumare al canto del gallo.

 

Il libro di Dio scivola fra le mie mani aprendosi a ventaglio, nella pagina centrale leggo fra le righe:

 

"...e vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco, e quei che ci sta sopra si chiama Fedele e Verace, e con giustizia giudica

e guerreggia. I suoi occhi sono come fiamme di fuoco. E sul suo capo stanno molti diademi. E ha un nome scritto che nessuno sa se non lui stesso..." (apocalisse).

 

Il suo nome è 70 volte sette.

 

 

***

crediti

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